La reseña en breve. ( )

The Case For Books. Well this collection of essays by Robert Darnton with that title; certainly isn't one. Boring with a capital B. ( )

Este é um livro sobre livros, uma apologia descarada em favor da palavra impressa e seu passado, presente e futuro. É também uma discussão sobre o lugar dos livros no ambiente digital que se tornou uma realidade essencial da vida para milhões de seres humanos. Longe de deplorar os modos eletrônicos de comunicação, quero explorar as possibilidades de aliá-los ao poder desencadeado por Johannes Gutenberg há mais de cinco séculos.

Quale è il futuro del libro nell’epoca del digitale, della digitalizzazione dei contenuti, dei fingerspitzengefuhl? Le modifiche nelle abitudini di fruizione della cultura, anche scientifica, sono una naturale evoluzione della società o sono state indotte dai grandi attori mondiali del digitale? Darnton fa un lavoro di ricostruzione della storia del libro, passando celermente all’analisi del presente e con la puntualità dello studioso dimostra gli errori commessi a livello pubblico delegando la gestione della conservazione del patrimonio culturale a soggetti privati. Dal problema dell’onerosità degli abbonamenti alle riviste scientifiche che incide sulla capacità dei centri di ricerca di sostenere le nuove pubblicazioni ai rischi connessi alla digitalizzazione dei libri da Google, Darnton procede con un’analisi puntuale e spietata, proponendo soluzioni e fornendo spunti di riflessione importanti. Esiste un futuro per il libro se ci lavoriamo a livello collettivo, questa è la conclusione cui giunge lo studioso americano.

Recensione del 27 settembre 2021
L’Areopagitica mi induce a riprendere gli studi e passo tra libri non letti a testi di cui ricordo ottimi spunti. Il futuro del libro di Robert Darnton appartiene alle mie letture recenti, è passato praticamente un anno, ma la solidità delle riflessioni dell’autore non era un’impressione. Darnton è uno studioso del libro, a metà strada tra un bibliografo ed uno storico. In questo volume vengono proposti alcuni suoi articoli pubblicati nel corso degli anni che spaziano dal passato al futuro del libro. Il punto centrale è il rischio che la memoria della cultura dell’uomo venga dispersa inseguendo la tecnologia o perseguendo i profitti delle multinazionali. Sul banco degli imputati, però, non c’è Google, ma la politica culturale pubblica che non ha mai trovato il coraggio per finanziare fino in fondo il processo di digitalizzazione. Le riflessioni di Darnton, infatti, partono dalla constatazione degli errori fatti, dalla microfilmatura dei testi alla politica dei prezzi delle riviste scientifiche, per proporre una strada da percorrere. Che rimane quella pubblica, perché per l’industria culturale prevale il prodotto e non l’interesse alla cultura. Un libro molto importante per chi si occupa di questi temi. ( )

This book was okay. It wasn't great, but it wasn't terrible either. I liked learning about the troubles of bibliographers and stuff like that, but I felt that the book as a whole was a bit disjointed. This is mostly because it is made up of a series of essays that were already in existence. Another issue I had with the book was the structure of it. The future of books is dealt with first, followed by the present and finally the past. He follows a bit of how the book-making process goes about; in the seventeenth century. The author is no Jules Verne, he predicts something about Google's digitizing books and a lot of the first chapters is devoted to that.

The author repeats himself several times also, since each chapter is a different essay typed up at a different time. So then, he repeats himself about the expenses of professional journal subscriptions. For instance, at the time of publishing, a year subscription to some neurology journal is around 25000 USD. That is about the price of a new car, if you don't want a Maserati or something... In any case, he talks about how this has caused a downward spiral of research libraries cutting back and University presses making less Monographs. It's all very sad.

The message of the author is apparent though; books aren't going to just disappear. Since electronic media is rather vulnerable to mistakes and other ways to ruin files it makes sense to have a hard copy available. Even microfiche, the darling of libraries in the 1960's and such is not immune to the bite of time. Paper Books are a lot more hardy than previously thought and although they take up a lot of space, they are a good way to spread information.

I don't need to read this again, and since it is a library book, I doubt I will take it out again. ( )