Quando uscì il film nelle sale italiane (giugno 1963) ero troppo piccolo per poterne rimanere affascinato. Non ricordo né dove né quando lo vidi la prima volta ma fu certamente al cinema; era il cinema parrocchiale? il cinema dei salesiani in colonia? Non lo so. Ma rimasi affascinato dalla storia, dai paesaggi, dalla colonna sonora, dalla personalità complessa del protagonista. Cosa poteva impedirmi di sognare di prenderlo ad esempio?

Ho rivisto il film varie volte e letto i Sette pilastri della saggezza senza mai sentire la necessità di saperne di più. Quando, anni fa, sono stato a Wadi Rum ho riassaporare le emozioni del film. Poi, qualche giorno fa, questo libretto ha reclamato la mia attenzione.

L'autore narra la vicenda di El Awrence ma lo fa, mi sembra, per affrontare il dramma di chi vive la storia pensando di poterla cambiare riuscendo alla fine sola a subirla.

Così ora devo rivedere il film per rileggerlo in questa luce.

Molto interessante l'analisi del contesto in cui si sviluppano le vicende che occupa buona parte del libro lasciando ben poco spazio alla vicenda personale del protagonista.

La domanda retorica alla fine è: per scrivere la propria storia, o più semplicemente per raccontare la, quanto è necessario essere consapevoli della Storia che si sta svolgendo intorno? ( )

Dopo l’amplissima biografia di M. Korda su Lawrence ho cercato un altro punto di vista su questo originale e,per certi versi, inquietante personaggio. Il breve libro di Cardini è quanto di più distante si possa immaginare della precedente lettura. Tanto è fluviale il libro di Korda tanto è stringato quello di Cardini, nemmeno poi tanto centrato sulla figura di Lawrence, di cui tralascia sostanzialmente i particolari biografici per soffermarsi soprattutto sul contesto storico-politico della sua azione. Originale e certamente illuminante è la lettura della sua attività, al pari di quella di molti suoi contemporanei, in chiave di Orientalismo, considerato come l’altra faccia del colonialismo. Utile è anche il quadro degli eventi sui diversi fronti negli anni intorno alla Grande Guerra.
Per quanto riguarda specificamente la figura di Lawrence, Cardini è agli antipodi rispetto a Korda. Il suo Lawrence non è tanto un eroe, quanto un mitomane, presuntuoso, logorroico e non si sa fino a che punto ingannato o ingannatore. Se Korda indubbiamente lo mitizza (e sfuma anche eccessivamente sul ruolo di Lawrence nei servizi segreti), Cardini lo smonta senza mezzi termini. Il problema è però che laddove Korda si appoggia su un’ampia documentazione, poi utilizzata – non si può negarlo – in senso ampiamente agiografico, Cardini è frettoloso e spesso anche superficiale. Ci sono in questo libretto affermazioni palesemente errate (come si fa a dire che la Grecia classica è stata tributaria della Persia? O a chiamare le comunità ebraiche in Russia ‘colonie’?). Cardini è un medievista, ma se si avventura in ambiti che non sono il suo dovrebbe avere l’umiltà di controllare quello che scrive. Altrimenti si trasforma in un tuttologo indisponente.
La sua interpretazione, in toto negativa, della figura di Lawrence lascia, nel complesso, il tempo che trova e ha sicuramente il (grosso) limite di essere priva di sfumature e di problematicità, il che per un personaggio sicuramente tormentato e controverso è un approccio quanto meno discutibile. Cardini lo denigra anche come scrittore (Seven Pillars of Wisdom) e come studioso (archeologia ittita e Crociate). Non esita, infine, a definirlo ‘cripto filo-nazista’ e questo forse ci può stare, vista la grande amicizia di Lawrence con Lady Astor, ma anche questo dato si ricava dalla biografia di Korda (peraltro reticente sul possibile filo- fascismo di Lawrence e del tutto silente sul suo possibile filo-nazismo) e non dal libretto di Cardini. ( )