Il complesso fenomeno del fascismo, sfociato in una guerra dichiarata in un particolare momento di impreparazione, quando essa non era né voluta né sentita dalla maggior parte della popolazione, è ancor oggi, a più di trent'anni di distanza dalla sua fine, un campo di indagine aperto: non tutte le sue fasi (ascesa, maturità e caduta) sono state studiate a fondo; non tutti i suoi « perché» hanno ricevuto adeguata risposta.
L'autore di questo volume si è proposto di chiarire uno dei momenti più controversi: che cosa accadde dietro le quinte e in che modo il fascismo arrivò a Montecitorio? Quali furono le debolezze, i tentennamenti, gli errori della classe politica del tempo? Quali le miopie dei deputati di allora? Poiché è indubbio che -con o senza «marcia su Roma » -il fascismo abbia giocato e fatto leva proprio sulle divisioni, sugli sbagli, sulle incertezze dei suoi avversari politici.
Il che, indipendentemente da tutti i fatti che successero prima, è ampiamente dimostrato dalla « secessione » aventiniana, la quale fini, paradossalmente, per fare il gioco proprio di chi avrebbe dovuto temerne le conseguenze.
In questa dimensione prospettica anche il delitto Matteotti viene ad assumere, implicitamente, la giusta colorazione: quella di uno sbaglio colossale, di un macroscopico ostacolo che il «regime» trova sulla propria strada, proprio in un momento in cui i suoi avversari sono virtualmente sconfitti.
Storia parlamentare e analisi tattica del fascismo in veste apparentemente legalitaria, il libro dell'Araldi è più di un'indagine storica: è un compiuto affresco di avvenimenti , visti con distacco e lucidità. ( )