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L'anabasi di Alessandro. vol. 2 - Testo greco a fronte

af Flavius Arrianus

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Arriano nacque, tra l'85 e il 90 d.C., a Nicomedia, in Bitinia, da genitori che probabilmente avevano ricevuto la cittadinanza sotto i Flavi, come indicherebbe il nomen Flavio. A Nicomedia, dove fu educato secondo la comune educazione letteraria, fu insignito del sacerdozio a vita del culto delle dee protettrici Demetra e Core, come lui stesso ricorda.

Frequentò poi le lezioni dello stoico Epitteto a Nicopoli, in Epiro e ne pubblicò la trascrizione fedele: per questa sua attività viene appunto ricordato dalla Suda e dai bizantini come "filosofo", e come tale è qualificato da Luciano e nel titolo della sua biografia, scritta nel III secolo da Cassio Dione, che è andata perduta.

L'amicizia con l'imperatore Adriano (117-138), forse conosciuto all'epoca della frequentazione di Epitteto, gli permise di ricoprire prestigiose cariche politiche: da un'iscrizione ritrovata a Cordova sappiamo che fu proconsole della Spagna Betica, e sappiamo che intorno al 130 fu console.

Nominato governatore della Cappadocia dal 131 al 136, riuscì ad amministrarla con grande competenza, respingendo nel 135 un'invasione dei barbari Alani, cui dedicò in seguito un'opera.

Dopo il 136 si ritirò a vita privata, forse in maniera definitiva dal 138 per incomprensioni con l'erede di Adriano, Antonino Pio, divenendo cittadino di Atene e rivestendovi varie cariche, tra cui spicca quella di arconte eponimo nel 145; in questo periodo si dedicò, inoltre, all'attività letteraria a tempo pieno, probabilmente componendo le sue opere più vaste e ispirandosi in maniera costante e sistematica a Senofonte. Ignoriamo l'anno della sua morte.

Egli cominciò a scrivere di Alessandro quando il carattere di lui già da tempo era diventato oggetto di discussione nelle scuole di filosofia e di retorica. In quei tempi, Alessandro era la massima figura che fosse mai apparsa nella storia, e un concentrato di tutto ciò che l'uomo aveva sognato e immaginato. Arriano era sobrio, scrupoloso, preciso: cercava di rinnovare l'esattezza di Senofonte: consultò e utilizzò gli storici più fededegni. Arriano cancellò i paesaggi orientali, che avevano incantato Curzio Rufo: sfumò le figure minori e le ombre, e tutto il suo quadro fu occupato dal nuovo Achille, che conquistò il mondo.

Anabasi di Alessandro: il titolo e la divisione in 7 libri dell'opera mostrano chiaramente come il modello strutturale sia Senofonte. Arriano si pone consapevolmente al termine della lunga discussione storiografica sull'impresa di Alessandro, che riporta con competenza ed obiettività basandosi sulle fonti più autorevoli dell'alessandrografia ellenistica, e giungendo a dare un resoconto veridico sulla spedizione, dai preparativi in Grecia alla morte del conquistatore, evitando il romanzesco e il leggendario.

Infatti la narrazione della "marcia verso l'interno" del conquistatore macedone si basa, oltre che sulle Efemeridi (diari di corte) sulle opere (perdute) di Tolomeo I (367-283 a.C.) ed Aristobulo (374-290 a.C. ca.), compagni del re nella sua spedizione ed alieni dal romanzesco che permeava la restante produzione ellenistica (di cui parte è confluita in Diodoro Siculo e Plutarco), restituendoci così le versioni "ufficiali" di vari eventi e consentendoci di capire quale fosse il dibattito storiografico ellenistico sulla figura di Alessandro.

In tal modo, Arriano rappresenta per noi il più autorevole testimone della storia di Alessandro, che integra con diverse note di carattere etnografico e con grande attenzione all'aspetto militare. ( )
  MareMagnum | Apr 22, 2006 |
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