Il terzo volume della storia d’Italia è dedicata al periodo che va dal 1250 al 1492. E l’Italia torna, dopo i romani, a scrivere la storia della civiltà occidentale. E lo fa con la cultura, Dante, Petrarca e Boccaccio, la scoperta di una lingua, il volgare che si sostituisce al latino e lo fa con un esordio che lascia a bocca aperta, un racconto, la divina commedia, che consegna all’umanità una visione nuova dell’inferno, del purgatorio e del paradiso. L’Italia per lunghi anni rimane orfana della Chiesa, in quanto il Papa si è trasferito temporaneamente ad Avignone e tanta è la confusione che di papa se ne eleggono anche tre. Ma sono gli anni dei Medici a Firenze, degli Sforza e dei Visconti a Milano, degli Este e Ferrara, di grandi signori che pensano a fare grandi le loro città. Venezia e Genova sono padrone indiscusse del mediterraneo e i commercianti italiani si trasformano in banchieri, nasce il concetto del capitale, e il titolo di credito che favorisce gli scambi commerciali. L’Italia è il centro del mondo, ma proprio nel centro nasce un marinaio che aprirà la strada alle grandi navigazioni e ad un’idea nuova di mondo. Con la scoperta dell’America e lo spostamento dell’asse verso i grandi oceani l’Italia perderà la sua centralità; ma questa è un’altra storia. ( )