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The Autobiography of G.K. Chesterton (original 1936; udgave 2006)

af G. K. Chesterton

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In Autobiography Chesterton describes his happy childhood, the intellectual 'doubts and morbidities' of his youth and his search for a true vocation. He includes many anecdotes about his literary friends, Henry James, George Bernard Shaw, and H G Wells. But it is his quest for religious conviction and his conversion to Catholicism that is central to his story which he tells with great modesty, gentleness and intelligence.… (mere)
Medlem:tickletext
Titel:The Autobiography of G.K. Chesterton
Forfattere:G. K. Chesterton
Info:Ignatius Press (2006), Paperback, 336 pages
Samlinger:Dit bibliotek
Vurdering:
Nøgleord:autobiography

Work Information

The Collected Works of G. K. Chesterton, Vol. 16: The Autobiography af G. K. Chesterton (1936)

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first edition, illustrated
  SrMaryLea | Aug 22, 2023 |
Svoji proslulou Autobiografii dokončil Gilbert Keith Chesterton (1874–1936) necelé tři měsíce před smrtí a mohl v ní tedy přehlédnout celý svůj život. Není to však jen kniha vzpomínek, celé dílo má pečlivě promyšlenou stavbu.
Chesterton svým okouzlujícím a nenapodobitelným stylem líčí mnoho událostí ze svého dětství a mládí. Popisuje i začátky své novinářské a spisovatelské kariéry, dozvíme se zajímavé detaily o okolnostech vzniku jeho knih i o tom, kdo ho inspiroval k vytvoření postavy otce Browna. Kniha také originálně portrétuje tvůrce, se kterými se přátelsky stýkal: G. B. Shawa, H. G. Wellse, H. Jamese, H. Belloca a další u nás vydávané spisovatele.
Chesterton se však nezastavil u pouhého zábavného a jistě čtenářsky přitažlivého vzpomínání. Cílem autorova vyprávění je totiž především vysvětlení a obhájení myšlenkového vývoje, jenž ho vedl od nevyhraněného pesimismu k postoji, který náš Karel Čapek obdivně nazval geniálním optimismem.
  Hanita73 | Apr 11, 2022 |
Written near the end of his life, this autobiography was his final work completed just before his death in 1936. It is full of the wit and wisdom that his readers have come to expect from the creator of Father Brown mysteries and The Man Who was Thursday, one of my favorite novels. ( )
  jwhenderson | Mar 5, 2022 |
Rimarrebbe deluso chi pensasse di trovare in queste pagine un racconto puntuale intessuto di luoghi, fatti, incontri. Non manca - beninteso - nessuno di questi ingredienti, ma l'autobiografia di Chesterton, uscita postuma nel 1936, è soprattutto la storia di un'intelligenza e di un'anima che cercano, non senza incertezze e contraddizioni, la propria strada.

Sullo sfondo, evocato con tocchi magistrali, sta il difficile periodo di transizione tra XIX e XX secolo, con il crollo degli Imperi coloniali e il dramma della prima guerra mondiale. E dallo sfondo si affacciano le personalità del panorama politico e letterario con cui lo scrittore entra in contatto e su cui esercita la propria attitudine all'analisi per paradossi dell'uomo e della società, senza mai rinunciare alla sua impareggiabile vis polemica.

La nota segreta del testo - quella che risuona inconfondibile dietro le vicende e le battaglie quotidiane - è però la ricerca di una verità più grande di quella proposta dalle filosofie e dalle dottrine che occupavano (e occupano ancora) la scena contemporanea, una verità capace di cogliere l'umano nella sua complessità e integralità. L'approdo sarà, come è noto, la Chiesa cattolica, "dove tutte le verità si danno appuntamento".

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Non può esservi miglior prova dell'efficienza fisica di un uomo del suo discorrere allegramente di un viaggio alla fine del mondo. E non può esservi miglior prova dell'efficienza pratica di una nazione del suo discorrere continuamente di un viaggio alla fine del mondo, un viaggio verso il Giorno del Giudizio e la Nuova Gerusalemme. Non può esservi sintomo più evidente di una vigorosa salute fisica della tendenza a inseguire nobili e folli ideali; è nella prima esuberanza dell'infanzia che vogliamo la luna.
Nulla è più fallimentare del successo.
La razza umana, secondo la religione, cadde una volta, e cadendo acquisì la conoscenza del bene e del male. Oggi siamo caduti una seconda volta, e tutto ciò che ci resta è la conoscenza del male.
Forse mai dall'inizio del mondo vi è stata un'epoca che avesse meno diritto di usare la parola "progresso" dell'epoca attuale.
"Progresso" è una parola sacra, che può essere usata propriamente solo da fervidi credenti in epoche di fede.
Il noioso, con il suo brillante entusiasmo e la sua solenne felicità può, in un certo senso, essersi rivelato poetico.
Sono gli dèi a non stancarsi dell'iterazione delle cose; per loro, il crepuscolo è sempre nuovo e l'ultima rosa è rossa come la prima.
Imbucare una lettera e sposarsi sono tra le poche cose ancora assolutamente romantiche, perché per essere assolutamente romantica una cosa deve essere irrevocabile.
Nell'istante in cui abbiamo una visione dell'universo, lo possediamo.
Tutte le epoche e tutte le epopee hanno celebrato le armi e l'uomo; ma noi abbiamo prodotto contemporaneamente il deterioramento dell'uomo e lo straordinario perfezionamento delle armi.
Un uomo può aver imparato molto sulle donne amoreggiando eppure non aver mai conosciuto il primo amore; un uomo può aver attraversato più terre di Ulisse eppure non aver mai conosciuto il patriottismo.
Come può conoscere l'Inghilterra colui che conosce solo il mondo?
Il giramondo vive in un mondo più piccolo rispetto al contadino, respirando sempre un'aria locale. Londra è un luogo, paragonata a Chicago; Chicago è un luogo, paragonata a Timbuctù. Ma Timbuctù non è un luogo, perché almeno laggiù vivono uomini che la considerano l'universo e che respirano non un'aria locale, ma i venti del mondo.
L'uomo sulla nave da crociera ha visto tutte le razze umane e pensa alle cose che dividono gli uomini: alimentazione, abbigliamento, decoro, anelli al naso come in Africa o alle orecchie come in Europa, vernice blu tra gli antichi e vernice rossa tra i britannici moderni. L'uomo nel campo di cavoli non ha visto nulla, ma pensa alle cose che uniscono gli uomini: la fame, i figli, la bellezza delle donne, la promessa o la minaccia del cielo.
È sicuramente inebriante sfrecciare per il mondo in automobile vedendo l'Arabia come un vortice di sabbia o la Cina come un lampo di risaie. Ma l'Arabia non è un vortice di sabbia e la Cina non è un lampo di risaie. Sono antiche civiltà con strane virtù sepolte come tesori.
Il detto "la regola d'oro è che non esistono regole d'oro" può in realtà essere confutato semplicemente rovesciandolo. Il fatto che non esistano regole d'oro è già di per sé una regola d'oro. È anzi molto peggio di una regola d'oro: è una regola ferrea, un ostacolo al primo movimento dell'uomo.
Quando vediamo davvero gli uomini per come sono, non li critichiamo ma li veneriamo; e a buon diritto. Poiché un mostro con occhi misteriosi e pollici miracolosi, con strani sogni in testa e un curioso affetto per un certo luogo o una certa creatura, è un tema splendido e spaventoso.
L'uomo che disse: "Beato colui che non si aspetta nulla, perché non verrà deluso", fa una lode alquanto inadeguata e addirittura fasulla. La verità è: "Beato colui che non si aspetta nulla, perché verrà piacevolmente sorpreso". L'uomo che non si aspetta nulla vede le rose più rosse rispetto agli uomini comuni, l'erba più verde e il sole più abbagliante. Beato colui che non si aspetta nulla, perché possiederà le città e le montagne; beato il mite, perché erediterà la terra.
La cosa preziosa e adorabile ai nostri occhi è l'uomo, il vecchio uomo combattivo, debole, dissoluto e rispettabile che beve birra e inventa credi. E le cose fondate su questa creatura rimangono in eterno; le cose fondate sulla fantasia del Superuomo sono morte con le civiltà morenti che da sole le hanno create. Quando Cristo in un momento simbolico fondò la Sua grande società, scelse come pietra angolare non il brillante Paolo né il mistico Giovanni, ma un arruffone, uno snob, un codardo, in una parola: un uomo.
Dovremmo interessarci al lato più oscuro e reale di un uomo, in cui risiedono non i vizi che mostra, ma le virtù che non può mostrare.
La verità è che non vi è nulla per cui gli uomini siano disposti a compiere forzi erculei più delle cose di cui sanno di non essere degni.
È l'uomo umile che fa le grandi cose, è l'uomo umile che fa le cose audaci.
Il forte non può essere coraggioso. Solo il debole può esserlo.
Nel corso del nostro anno triste e razionale, sopravvive una sola festività tra le antiche e allegre ricorrenze un tempo diffuse in tutto il mondo. Il Natale continua a ricordarci le epoche, pagane o cristiane, in cui invece di poche persone che scrivevano poesie, ve ne erano molte che le recitavano.
Bevi perché sei felice, ma mai perché sei triste. Non bere mai quando non farlo ti rende infelice, o sarai come il bevitore di gin dal volto tetro dei bassifondi; ma se bevi quando saresti felice anche senza bere sarai come l'allegro contadino italiano. Non bere mai perché ne hai bisogno, poiché questo è un atto razionale che ti porta dritto alla morte e all'inferno. Ma bevi perché non ne hai bisogno, poiché questo è un atto irrazionale e l'antica salute del mondo. ( )
  AntonioGallo | Nov 2, 2017 |
G.K. Chesterton was a man of his word, true to his belief, true to himself and true to others. Plus just like St. Paul, he was firmed in his faith, in love with Jesus Christ our savior, and he was always willing to die for his faith. ( )
  Ethelburg | Aug 18, 2015 |
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Forfatter navnRolleHvilken slags forfatterVærk?Status
Chesterton, G. K.primær forfatteralle udgaverbekræftet
G. K. ChestertonForfatterhovedforfatteralle udgaverbekræftet
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Første ord
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Bowing down in blind credulity, as is my custom, before mere authority and the tradition of the elders, superstitiously swallowing a story I could not test at the time by experiment or private judgment, I am firmly of the opinion that I was born on the 29th of May, 1874, on Campden Hill, Kensington; and baptised according to the formularies of the Church of England in the little church of St. George opposite the large Waterworks Tower that dominated that ridge. I do not allege any significance in the relation of the two buildings; and I indignantly deny that the church was chosen because it needed the whole water-power of West London to turn me into a Christian.
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In Autobiography Chesterton describes his happy childhood, the intellectual 'doubts and morbidities' of his youth and his search for a true vocation. He includes many anecdotes about his literary friends, Henry James, George Bernard Shaw, and H G Wells. But it is his quest for religious conviction and his conversion to Catholicism that is central to his story which he tells with great modesty, gentleness and intelligence.

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