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Indlæser... La llarga vida de la Marianna Ucrìa ; traducció de Marta Hernández Pibernat (original 1990; udgave 2013)af Dacia Maraini, Marta Hernández Pibernat (Oversætter)
Work InformationDen stumme hertuginde (La lunga vita di Marianna Ucrìa) af Dacia MARIANI (Author) (1990)
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Bliv medlem af LibraryThing for at finde ud af, om du vil kunne lide denne bog. Der er ingen diskussionstråde på Snak om denne bog. Scritto bene, troppo bene, con una ricerca di vocaboli in alcuni casi stucchevole e ridondante. E poi non finisce; resta lì nel dubbio, come se preparasse una continuazione. Romanzo femminile, scritto da una donna per le donne ma senza grinta, senza slanci di energia (se non uno, ridicolo e verso il finale, come se fosse dovuto) e senza mai uno scatto, una spinta, una voglia di deviare, di scartare. Però, ripeto, scritto molto bene. Esageratamente bene. La Sicilia nella prima metà del Settecento. Una grande famiglia palermitana la cui storia è scandita dal susseguirsi di matrimoni, parti, visioni di autodafé e di impiccagioni, festini, cene, balli, squartamenti: tenerezze ed eccessi di una società avviata irreversibilmente al tramonto. E Marianna, una bambina destinata a sposarsi e ad arricchire di nuovi eredi il casato, oppure a entrare in convento per sempre. Ma Marianna è speciale, è sordomuta, e se deve comunicare con il mondo che la circonda e nel quale vuole vivere, può farlo solo scrivendo. Ma la vita, la lunga vita di Marianna Ucrìa, sarà fatta dei gesti, delle gioie, delle fatiche, dei sapori e dei profumi di cui sono ricche le esistenze delle donne. Anche lei conoscerà gli affetti, i dolori, i dubbi di ogni figlia, di ogni ma La nobiltà siciliana del '700 vista con gli occhi di una duchessa sordomuta; questo handicap la rende l'osservatrice perfetta di una società in cui non riesce ad integrarsi completamente, ma che forse comprende ben più a fondo di chi si fa ingannare dalle parole e distrarre dal "rumore". In silenzio, quietamente ma inesorabilmente, arriverà a maturare e scoprire finalmente se stessa, rivendicando una libertà che si è negata troppo a lungo. Il contesto storico è accurato e soprattutto immersivo, sembra davvero di essere nella Sicilia "stantia" di quegli anni, in cui i nobili vivevano ancorati ad un passato ormai definitivamente tramontato ed il popolo si trovava in condizioni quasi bestiali. Sui personaggi e le vicende invece non si può dire molto, perchè nonostante copra più di tre decadi è un libro molto statico, in cui l'unico personaggio a tutto tondo è Marianna e situazioni e caratteri sono filtrati dalla sua personale visione del mondo; più che una trama organica troviamo infatti un insieme di momenti, ognuno dei quali costituisce un tassello per la maturazione della protagonista. Idea interessante ma che alla lunga viene a noia: avrei gradito un approfondimento maggiore di certi temi. Lo stile è scorrevole, ma forse un po' anonimo e spento. Leggere questo romanzo è stata un'esperienza tutto sommato piacevole, che però non mi ha trasmesso nulla: senza sbavature, ma anche senza carisma. ingen anmeldelser | tilføj en anmeldelse
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Finalist for the International Man Booker Prize, winner of the Premio Campiello, short-listed for the Independent Foreign Fiction Award upon its first English-language publication in the UK, and published to critical acclaim in fourteen languages, this mesmerizing historical novel by one of Italy's premier women writers is available in the United States for the first time. The Silent Duchess is the story of Marianna Ucrìa, the victim of a mysterious childhood trauma that has left her deaf and mute, trapped in a world of silence. In luminous language that conveys both the keen visual sight and the deep human insight possessed by her remarkable main character, Dacia Maraini captures the splendor and the corruption of Marianna's world and the strength of her unbreakable spirit. No library descriptions found. |
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Google Books — Indlæser... GenrerMelvil Decimal System (DDC)853.914Literature Italian Italian fiction 1900- 20th Century 1945-1999LC-klassificeringVurderingGennemsnit:
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Le prime cinquanta pagine mi hanno fatto dubitare della bontà del suggerimento: non dava l'impressione di essere granché come romanzo (neanche una schifezza, certo, ma mi ha indotto a chiedermi come mai Goodreads fosse tanto insistente...). Sembrava più che altro simile a molti altri romanzi desiderosi di indagare la pietosa condizione della donna nei secoli passati.
Le mie prime impressioni, però, sono naufragate non appena Dacia Maraini ha iniziato a fare sul serio, facendomi rivalutare anche l'inizio del romanzo. Marianna, infatti, è la perfetta protagonista della sua storia. Sordomuta fin da bambina, rappresenta esattamente la condizione del suo sesso nella Sicilia del Settecento, quando le donne erano poste sotto il controllo del parente uomo più affine, erano tenute a servire il bene superiore della famiglia e non potevano mettere bocca su quanto si decideva di loro.
Tuttavia, questa sua impossibilità di comunicare agevolmente con i suoi simili (ma forse anche la loro indifferenza in quanto ha da dire) fa fiorire in lei una grande sensibilità nell'interpretare ciò che le accade intorno e un grande amore per la lettura, visto che le parole scritte sono il suo unico modo per farsi capire. Ed è proprio tramite il suo sguardo che conosciamo la famiglia Ucrìa in tutto il suo dubbio splendore.
Nobili da generazioni e generazioni e ancora generazioni, gli Ucrìa sono riusciti nella non trascurabile impresa di collezionare al loro interno comportamenti e azioni abiette un po' di tutti i tipi. Impresa ancora maggiore se si pensa che tutto è stato abilmente nascosto per proteggere la famiglia nella sua interezza.
Marianna si ritrova quindi al centro di questo coacervo di individui boriosi e repressi a vario grado. Cosa fa? Li odia? Li schifa? Li manda a spendere? Be', prima di tutto li osserva e cerca di capire come siano arrivati a quel punto. In effetti, come si arriva al punto in cui le abitudini dei morti diventano più importanti delle abitudini dei vivi? Cosa scatta nella mente delle persone nel voler mantenere a tutti i costi (inclusi felicità e benessere altrui) lo status quo? Cosa ci spaventa davvero tanto del cambiamento?
Un romanzo estremamente garbato, che illustra i drammi individuali causati da una politica familiare volta al mantenimento del proprio patrimonio e del proprio prestigio in quanto nobili. Drammi che nessuno di noi può seriamente preferire a un cambiamento che migliori la vita di più individui, senza intaccare i diritti degli altri. ( )