Magico vento entra di diritto nei classici del fumetto di casa Bonelli, nonostante la scelta iniziale di volere una lunghissima storia ma destinata a concludersi (in 200 numeri). Magico Vento è sicuramente figlio di Tex, gli ingredienti alla fine sono gli stessi, ma sicuramente si pone con una prospettiva diversa, più evoluta in quanto figlia dei tempi. E se la dieta di Tex e Kit Carson si basa su enormi bistecche sepolte sotto un mare di patatine ed innaffiate da birra ghiacciata, Magico Vento interpreta la cultura new age, storicamente riconducibile alle tradizioni degli indiani. La creatura di Manfredi ha la forza di Tex ma è più emotiva, spirituale, non ci sono sganassoni e colt spiegate. Quando si deve difendere, o deve difendere gli oppressi, Magico Vento non perde tempo, ma il tutto avviene in un clima di sofferenza interiore, non c’è traccia di spavalderia. La spalla è Poe (che assomiglia ad Edgar Allan). un giornalista dalla parte degli indiani. Le tre storie proposte in questo albo sono la grande visione, il ladro di bisonti ed il totem, tre classici dell’epopea di Magico Vento.

Recensione del 21 dicembre 2007
Magico Vento è l’evoluzione culturale di Zagor, in cui il mondo del west si contamina con il mondo della spiritualità. D’altronde la cultura degli indiani d’America è di moda, new age, e sciamani novelli compresi. La cultura non può essere mai di moda. E’ una personalissima visione delle cose, condita dall’esperienza e della conoscenza. Ma questo non c’entra niente con Magico Vento, che è un gran bel fumetto che seguo, ormai da anni. Lui è un bianco con poteri derivatogli da una ferita da arma da fuoco alla testa. Bianco, ma con la cultura di un indiano, meglio di un Sioux, professa la pace, con il suo amico Poe, controfigura di Edgar Allan Poe, giornalista che racconta i fatti del west. Non è il west di Tex, fatto di pugni, pistole, bistecche e patatine. Si avvicina più a Zagor, ma è chiara la volontà di Manfredi di farne un prodotto diverso, direi meno popolare. E c’è anche una forte ispirazione alle vicende di Ken Parker. Se non ci fosse Bonelli bisognerebbe inventarlo, vero amici del west? ( )