Charles Simic (1938–2023)

Curiosando tra i nuovi arrivi in biblioteca, la mia attenzione è stata catalizzata da questo libretto di 150 pagine scarse. Sono rimasta colpita dal titolo: Il mostro ama il suo labirinto. Mi è subito venuto in mente il Minotauro, che, rinchiuso nel Labirinto perché Minosse si vergognava di lui, si suppone odiasse la sua prigione. Invece, Simic ci dice che lo ama: una sorta di Sindrome di Stoccolma dei luoghi. Forse il Minotauro è grato a Minosse per averlo nascosto dalle pubbliche manifestazioni di orrore nei suoi confronti. O forse è solo felice di poter svolgere il suo ruolo di mostro con l'approvazione del re.

Comunque sia, Il mostro ama il suo labirinto è un taccuino, un insieme di pensieri sparsi del poeta. Si va dai suoi ricordi personali a pensieri fulminei (e poco lusinghieri) su politici e intellettuali. A Simic piace stravolgere il modo comune di vedere le cose (e qui ricorda un po' Il dizionario del diavolo di Ambrose Bierce) e spesso ci ricorda la bellezza della corporeità e della carnalità che la religione e il cosiddetto amore puro amano demonizzare e svilire in virtù della presunta superiorità dell'anima e degli alti sentimenti.

”Ti fanno male” mi dicono i miei amici. Come se fra me e l'immortalità si frapponessero soltanto un paio di salcicce.

Non dimentichiamoci che anche Romeo e Giulietta ogni tanto scoreggiavano e si grattavano il culo.

La bellezza di un attimo fuggente è eterna.… (mere)

Un libro con in copertina una fotografia di Saul Leiter parte molto bene, dunque io lo compro a scatola chiusa, ignaro dell'autore e immaginando un saggio su temi di estetica o storia dell'arte. Scopro - prima ammissione di ignoranza - che Simic è un poeta. Leggendo i primi scritti, mi ritrovo in un mondo di filosofia letta di notte, salsicce, blues strazianti, casualità con cui fare i conti, fotografie misteriose. E le prime 100 pagine circa volano con gran piacere, fra un riferimento a Emily Dickinson e uno a William Carlos Williams (che conosco solo grazie a Paterson di Jarmusch - seconda ammissione di ignoranza). Le pagine successive - che non sono poche - diventano un po' più frammentarie in quanto maggiormente legate a recensioni (di esposizioni o testi). Emergono riflessioni nuovamente vitali - per esempio quelle autobiografiche o lo scritto su Cornell - ma su un tono minore rispetto a quello della per me folgorante apertura di libro. A ogni modo, lettura piena di libertà, ironia e meraviglia, che lascia almeno un paio di compiti a casa (leggere le poesia di Simic - e anche quelle di Williams e Vicente Huidobro, magari).… (mere)

The poems in No Land in Sight include those whose vivid imagery imprinted on my brain.

Tango

Slinky black dress
On a wire hanger
In an empty closet
its door slid open

To catch the draft
From an open window
And make it dance
As in a deep trance

The empty hangers
Clicking in unison
Like knitting needles
Or disapproving tongues.

from No Land in Sight by Charles Simic

And poems of insight into the common experience.

In the Lockdown

I might have gone stir-crazy,
If not for my memories,
Those lifelong companions
Cooped up with me for months
And eager to console me

With stories of men and women
Who withdraw from the world,
And endured years of solitude
And dark nights of the soul
Thriving in some hole-in-the-wall

Where they found lasting peace
Obeying a voice in their heads
Telling them to just sit quietly,
So that the quiet can teach them
Everything they ought to know.

from No Land in Sight by Charles Simi

There are personal memories of a life unlike my own.

Where Do My Gallows Stand?

Outside the window
I looked out as a child
In an occupied city
Quiet as a graveyard.

from No Land in Sight by Charles Simic

Many of the poems are reductions that pack a punch bigger than their size would indicate. Charles Simic writes of quietly falling snow, dogs barking in the night, the hopefulness of an old woman going to the mailbox. Commonplace visions reveal depths of emotion, a few overheard words paint a portrait.

The opening poem is Fate, consisting of one line: “everyone’s blind date.” We ruefully chuckle.

At first I was puzzled by these poems, seemingly so direct and transparent. As I read on, I realized their beauty and truth. I will seek out his earlier work.

I received a free book from A A Knopf. My review is fair and unbiased.… (mere)