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Om forfatteren

Includes the name: G. Enrico Rusconi

Værker af Gian Enrico Rusconi

La crisi di Weimar 7 eksemplarer
Patria e repubblica (1997) 5 eksemplarer
Kritička teorija društva (1973) 5 eksemplarer
1914: attacco a occidente (2014) 5 eksemplarer
Giochi e paradossi in politica (1989) 4 eksemplarer
Cefalonia (2004) 4 eksemplarer
Cosa resta dell'Occidente (2012) 4 eksemplarer

Associated Works

Storia d'Italia. Annali. Vol. 18. Guerra e pace. (2002) — Bidragyder — 6 eksemplarer

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Murtra | May 14, 2021 |
Interesting short book- decided to read it as it was shown on the Goethe Institut shelf at a library.

The title is mildly misleading, talking about Berlin- while the subtitle is more to the point, as over half of the pages are actually discussing the transition from the German "Sonderweg" (or Sonderwege, as it covers post-WWI, the period leading to WWII, WWII, the partitioning in two of the country, and the still-in-progress convergence toward a unified country).

It is short but dense- a second reason to pick up this book was the name of the author, as I heard him in few conferences, including at the Goethe Institut of Turin, and it is always interesting to listen to what he says, also if you disagree with him.

For my Italian (or those interested in Italy) connections: the book is in Italian, and while talking of Germany and its path toward re-invention as a new, more ordinary country, it reminded me reading a biography from Gall on Bismarck (https://www.librarything.com/work/1061052/book/103478569).

Reason? There is so much about Italy in the current (and recent, from WWII) soul-searching of Germany, but I will let others extract their reasons why.

What is interesting in this short book, and why I wrote that is "dense", it is than in less than 100 pages Rusconi is able to give a kind of "Pictures at an exhibition" (https://www.youtube.com/watch?v=DXy50exHjes) fast-forward through debates in Germany (BRD and DDR first, then the "new" unified Germany) about its own history.

Just quick brushes that often would deserve each a chapter (and from the few paragraphs, probably the author has in his mind an essay for each theme), but enough to give an overview and seed few doubts- worth, if you are interested, either considering in the back of your mind whenever you read about positions taken by Germany e.g. on European integration, or getting through the paragraphs to read the authors and books or articles discussed.

A quick read, but better taken in small pills, to have time to absorb it- and maybe re-read it after getting through some of the works discussed that (as in my case) you haven't read.
… (mere)
½
 
Markeret
aleph123 | Jan 5, 2020 |
Il libro cerca di rispondere a due domande:
- Quale è stato il processo decisionale che ha portato l’Italia a non entrare in guerra nel 1914 ma a dichiarare invece la sua neutralità?
- Quale è stato il processo decisionale che ha portato l’Italia a passare dalla alleanza trentennale con Austria e Germania a quella con Francia, Russia e Inghilterra e quindi alla fine ad entrare in guerra. In pratica, come è stato deciso il famoso “tradimento” delle alleanze di cui l’Italia è stata accusata al tempo e lo è ancora adesso da una certa storiografia?
E le risposte dell’autore sono estremamente interessanti e sorprendenti almeno per chi non è esperto della materia.
Il primo punto è che l’entrata in guerra dell’Italia (un azzardo come già nel titolo del libro stesso) avviene per decisione prettamente politica, cioè viene decisa dal potere. E viene tutto deciso(neutralità, cambio di alleanza, guerra) avendo come unico punto di riferimento (a ragione o a torto non ha importanza) gli interessi politici dell’Italia che fra l’altro, almeno in un primo momento, erano più indirizzati verso l’area balcanica adriatica piuttosto che sulle terre irredente di Trento e Trieste. Interessi personali che tutte le nazioni interessate perseguono. Pertanto puntare il dito solo sull’Italia infida e traditrice non racconta la realtà delle cose.
A scuola, studiando frettolosamente la prima guerra mondiale ci viene fatto capire che la questione di Trento e Trieste è stata, in un certo senso, la causa, o una delle cause più importanti del nostro cambiamento di alleanze e della entrata in guerra. Il libro invece capovolge questa interpretazione: Trento e Trieste saranno usate per spiegare il cambiamento di alleanza che invece era già stata decisa a livello politico. Del resto, se si fosse invece rimasti con Germania e Austria, si sarebbe invece usato l’irredentismo per Nizza e la Savoia pure presente ma di cui oggi sappiamo quasi niente (intendo naturalmente a livello di non studiosi della materia).
L’altro aspetto interessante sono le tre domande che si pone l’autore e a cui tenta di dare una risposta:
- Cosa sarebbe successo se fossimo entrati in guerra con Austria e Germania
- Cosa sarebbe successo se la carta della neutralità ce la fossimo giocata con Giolitti al potere
- Cosa sarebbe successo se alla nostra entrata in guerra fossimo riusciti subito a dare la spallata che si augurava Cadorna?
E’ vero che la storia non si fa con i sé, ma a volte può essere produttivo ragionare su situazioni che si sarebbero potute verificare.
Consiglio vivamente la lettura di questo saggio
… (mere)
 
Markeret
eloelisa92 | Nov 30, 2017 |
Per essere democratici oggi è ancora necessario essere antifascisti? Il riferimento alla Resistenza è tuttora determinante? A quale Resistenza ci si deve riferire? Sono questi gli interrogativi con i quali si confronta Gian Enrico Rusconi, ripercorrendo alcuni passaggi decisivi che dalla Resistenza armata portano alla democrazia del 1945-47. Un momento centrale della nostra memoria storica e identità collettiva che si riflette inevitabilmente sul grado e sulla qualità della legittimazione della Repubblica. La ricognizione storica e politica dell'autore è volta a recuperare il valore e il significato reali dell'evento resistenziale nella pluralità delle motivazioni dei diversi antifascismi. I principali nodi toccati dall'analisi sono: l'attendismo di molti strati popolari, ormai dissociati dal fascismo, ma preoccupati più dei costi umani della guerra che di schierarsi attivamente con la Resistenza; le difficoltà di rapporto fra partigiani e Alleati; il problema della violenza e del terrorismo (il caso Gentile); la «querelle» sull'epurazione mancata e sull'amnistia; la strategia togliattiana e la nascita della questione comunista. Nell'esaminare infine i problemi connessi al postfascismo, Rusconi suggerisce che nel successo del centro-destra si esprima una tacita riabilitazione dell'attendismo storico, quasi a sancire il superamento dei concetti di fascismo e antifascismo. In realtà, soltanto emancipando l'antifascismo dalle ipoteche comuniste e dalle incongruenze del postfascismo è possibile riaffermare il nesso tra Resistenza e democrazia.… (mere)
 
Markeret
BiblioLorenzoLodi | Sep 8, 2014 |

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