Stefano Massini

Stefano Massini ripropone in chiave teatrale il classico libro in cui Hannah Arendt racconta il processo in Israele contro Adolf Eichmann. Il tema rimane il medesimo, ossia la banalità del male, la tesi sostenuta dalla filosofa statunitense nel suo celebre testo. La figura di Eichmann viene, infatti, posta fuori dal contesto della follia nazista e riportata nella sua dimensione umana: quella di un uomo mediocre e ambizioso che ha, come da lui sostenuto, organizzato il più grande genocidio della storia dell’uomo per obbedire agli ordini. Nulla di più. Ed ecco che la banalità dell’uomo si trasforma nel pericolo, il potere diventa strumento di morte e di dolore nel momento stesso in cui può essere esercitato senza controlli dall’uomo. Il dialogo tra la Arendt e Eichmann immaginato da Massini è paradossale proprio nel suo essere, sempre scontato. Ogni risposta del gerarca nazista è prevedibile, non c’è mai nessuna variabile, tutto resta come è. Semplicemente banale. Massini è un grande autore.… (mere)